Qualche appunto da Gourmandia

Anche quest'anno ho fatto un giro a Gourmandia, creazione de Il Gastronauta alla Fiera di Santa Lucia di Piave. In realtà i birrifici artigianali occupano uno spazio limitato - quest'anno erano in tre ad essere presenti: Follina, Ivan Borsato - Casa Veccia e Birrificio del Forte - ma nondimeno risulta interessante vedere le connessioni che si possono creare tra birra e altri prodotti. Di fatto già conoscevo tutti i birrifici in questione; il Birrificio del Forte però non potevo dire di conoscerlo davvero (mi ero limitata ad una fugace visita al loro stand a Beer Attraction un paio d'anni fa) per cui di fatto è stato un conoscerlo di nuovo, e anche di Casa Veccia c'erano diverse birre - all'interno di un repertorio invero piuttosto ampio - che non avevo mai provato.Del primo ho provato innanzitutto la Cento Volte Forte, così chiamata in onore del centenario del Comune di Forte dei Marmi celebrato nel 2014: una wit all'insegna della sobrietà, che sia all'aroma che nel corpo non vuole dare troppo risalto né ai toni speziati né a quelli di cereale, lasciando maggior spazio per cogliere il tocco - che viene definito "tutto italiano" - dell'aromatizzazione al bergamotto. Ne risulta una birra estremamente semplice e pulita, facile a bersi grazie anche alla leggera persistenza agrumata che resta sul finale. Sono poi passata alla pluridecorata Mancina - che si rifà al nome della gru del pontile di Forte dei Marmi -, una belgian strong golden ale che, nonostante i toni forti (anche sotto il profilo alcolico, 7,5 gradi) non fa del voler stupire la sua ragion d'essere: i caratteristici aromi di frutta matura lievemente speziata tipici dello stile non sono infatti soverchianti, il corpo pur robusto rimane rotondo e scorrevole, per un finale che, pur non chiudendo sull'amaro, non rende la dolcezza stucchevole grazie a quella che si potrebbe chiamare una "secchezza relativa" (perché "secchezza" e basta sarebbe eccessivo) per essere una belga. Nel complesso, direi che la filosofia mi è parsa quella di fare birre - se non necessariamente "semplici", dato che in catalogo ci sono diversi tocchi di originalità specie tra le stagionali - quantomeno pulite, che non vogliono stupire per i toni accesi ma appunto per questa semplice gradevolezza.Di Casa Veccia ho provato la Nostrana, birra prodotta con il 30% di mais. Se al naso personalmente ho sentito prevalere la componente fruttata ed agrumata del luppolo, con le note di cereale più sullo sfondo, quest'ultimo ritorna al palato rinforzando il corpo dolce della bevuta, per chiudere nuovamente su toni agrumati a beneficio della bevibilità. Mi ha poi incuriosita la saison Sìsìlì, nata dalla collaborazione con il siciliano Filippo Drago dei Molini del Ponte, che ha fornito i grani antichi tipici dell'isola usati anche nel pane nero di Castelvetrano. Personalmente questi grani, più che avere delle connotazioni chiaramente percepibili in sé e per sé, mi sono piuttosto parsi dare più forza sia alla componente speziata - dal pepe, alla cannella, alla noce moscata - che a quella di cereale tipica dello stile, risultando in una sorta di "imperial saison", se così si può dire - non tanto per il grado alcolico, 6%, che è comunque più alto di altre saison, quanto per il profilo olfattivo e gustativo.Discretamente secco il finale, pur non mascherando del tutto la componente alcolica.Più in generale, come accennavo, il giro a Gourmandia è risultato interessante anche per farsi venire qualche buona idea sotto il profilo degustativo come abbinamenti cibo-birra. Sicuramente offre spunti interessanti il consolidarsi di una tendenza che già c'è da qualche anno, ma che ho visto particolarmente consolidata in questa edizione, del declinare sotto il profilo salato o speziato preparazioni tradizionalmente dolci: dal nuovo fondente al rosmarino ed erba cipollina di Adelia Di Fant, ai biscotti salati (curry e semi di papavero, erbette di campagna, asiaso, mais e cipolla, ed altro ancora) di Biscotteria Bettina - per citarne soltanto due - l'ispirazione in questo senso non manca. Ma anche le preparazioni dolci si evolvono offrendo possibilità un tempo precluse di abbinamento con la birra: cito soltanto il panettone alle amarene di Olivieri, che avrei visto ottimamente con una kriek. Per non parlare delle sperimentazioni del mondo dei formaggi, per le quali servirebbe un trattato - cito solo quello al cioccolato di Moro Formaggi che sarebbe interessante con una stout, e quello al tabacco della latteria di Aviano che mi ha portato alla mente un barley wine. Insomma, per chi ha voglia di sbizzarrirsi le idee non mancano, e non mi stupirei se presto i tradizionali schemini di abbinamento cibo-birra - una bevanda che intrinsecamente unisce toni dolci ed amari - risultassero superati con l'evolvere dei gusti e dei prodotti.

Qualche appunto da Gourmandia

Anche quest'anno ho fatto un giro a Gourmandia, creazione de Il Gastronauta alla Fiera di Santa Lucia di Piave. In realtà i birrifici artigianali occupano uno spazio limitato - quest'anno erano in tre ad essere presenti: Follina, Ivan Borsato - Casa Veccia e Birrificio del Forte - ma nondimeno risulta interessante vedere le connessioni che si possono creare tra birra e altri prodotti. Di fatto già conoscevo tutti i birrifici in questione; il Birrificio del Forte però non potevo dire di conoscerlo davvero (mi ero limitata ad una fugace visita al loro stand a Beer Attraction un paio d'anni fa) per cui di fatto è stato un conoscerlo di nuovo, e anche di Casa Veccia c'erano diverse birre - all'interno di un repertorio invero piuttosto ampio - che non avevo mai provato.Del primo ho provato innanzitutto la Cento Volte Forte, così chiamata in onore del centenario del Comune di Forte dei Marmi celebrato nel 2014: una wit all'insegna della sobrietà, che sia all'aroma che nel corpo non vuole dare troppo risalto né ai toni speziati né a quelli di cereale, lasciando maggior spazio per cogliere il tocco - che viene definito "tutto italiano" - dell'aromatizzazione al bergamotto. Ne risulta una birra estremamente semplice e pulita, facile a bersi grazie anche alla leggera persistenza agrumata che resta sul finale. Sono poi passata alla pluridecorata Mancina - che si rifà al nome della gru del pontile di Forte dei Marmi -, una belgian strong golden ale che, nonostante i toni forti (anche sotto il profilo alcolico, 7,5 gradi) non fa del voler stupire la sua ragion d'essere: i caratteristici aromi di frutta matura lievemente speziata tipici dello stile non sono infatti soverchianti, il corpo pur robusto rimane rotondo e scorrevole, per un finale che, pur non chiudendo sull'amaro, non rende la dolcezza stucchevole grazie a quella che si potrebbe chiamare una "secchezza relativa" (perché "secchezza" e basta sarebbe eccessivo) per essere una belga. Nel complesso, direi che la filosofia mi è parsa quella di fare birre - se non necessariamente "semplici", dato che in catalogo ci sono diversi tocchi di originalità specie tra le stagionali - quantomeno pulite, che non vogliono stupire per i toni accesi ma appunto per questa semplice gradevolezza.Di Casa Veccia ho provato la Nostrana, birra prodotta con il 30% di mais. Se al naso personalmente ho sentito prevalere la componente fruttata ed agrumata del luppolo, con le note di cereale più sullo sfondo, quest'ultimo ritorna al palato rinforzando il corpo dolce della bevuta, per chiudere nuovamente su toni agrumati a beneficio della bevibilità. Mi ha poi incuriosita la saison Sìsìlì, nata dalla collaborazione con il siciliano Filippo Drago dei Molini del Ponte, che ha fornito i grani antichi tipici dell'isola usati anche nel pane nero di Castelvetrano. Personalmente questi grani, più che avere delle connotazioni chiaramente percepibili in sé e per sé, mi sono piuttosto parsi dare più forza sia alla componente speziata - dal pepe, alla cannella, alla noce moscata - che a quella di cereale tipica dello stile, risultando in una sorta di "imperial saison", se così si può dire - non tanto per il grado alcolico, 6%, che è comunque più alto di altre saison, quanto per il profilo olfattivo e gustativo.Discretamente secco il finale, pur non mascherando del tutto la componente alcolica.Più in generale, come accennavo, il giro a Gourmandia è risultato interessante anche per farsi venire qualche buona idea sotto il profilo degustativo come abbinamenti cibo-birra. Sicuramente offre spunti interessanti il consolidarsi di una tendenza che già c'è da qualche anno, ma che ho visto particolarmente consolidata in questa edizione, del declinare sotto il profilo salato o speziato preparazioni tradizionalmente dolci: dal nuovo fondente al rosmarino ed erba cipollina di Adelia Di Fant, ai biscotti salati (curry e semi di papavero, erbette di campagna, asiaso, mais e cipolla, ed altro ancora) di Biscotteria Bettina - per citarne soltanto due - l'ispirazione in questo senso non manca. Ma anche le preparazioni dolci si evolvono offrendo possibilità un tempo precluse di abbinamento con la birra: cito soltanto il panettone alle amarene di Olivieri, che avrei visto ottimamente con una kriek. Per non parlare delle sperimentazioni del mondo dei formaggi, per le quali servirebbe un trattato - cito solo quello al cioccolato di Moro Formaggi che sarebbe interessante con una stout, e quello al tabacco della latteria di Aviano che mi ha portato alla mente un barley wine. Insomma, per chi ha voglia di sbizzarrirsi le idee non mancano, e non mi stupirei se presto i tradizionali schemini di abbinamento cibo-birra - una bevanda che intrinsecamente unisce toni dolci ed amari - risultassero superati con l'evolvere dei gusti e dei prodotti.

Nuove birre da Lambrate + De La Senne, Rurale, Maiella, Almond e altri

Dedicare una birra collaborativa ai fiumi delle rispettive città? È ciò che hanno ideato due nomi di primissimo piano nel panorama internazionale della birra artigianale: il milanese Lambrate e il belga De La Senne. La Lambrozenne (6,2%), novità con cui apriamo la panoramica di oggi sulle nuove creazioni dei nostri produttori, è definita una Black ...

Prossimi eventi: Birrai Eretici, Tripel Pride, Pint of Science e altri

Abbiamo atteso con trepidazione questo momento, quello in cui la nostra agenda si sarebbe riempita di eventi birrari a tal punto da non lasciarci tregua. Ebbene vediamo subito quali appuntamenti ci offre la prima parte del mese a partire da oggi stesso, perché in giornata partiranno due manifestazioni: Birritalia a Padova e Mortara sotto la ...

Da Benevento con furore, capitolo secondo

Seppure con ritardo, completo il mio tour delle sei birre prodotte dal birrificio Maltovivo - se vi siete persi il primo capitolo, lo trovate qui. Dopo la dark belgian ale, la american ipa e la stout, mi sono quindi data alla apa Stardust, alla weizen Huika e alla kolsch Tscho.La prima esibisce toni discreti per il genere: niente aromi fruttati e agrumati prorompenti, si rimane su toni più delicati, in cui si coglie forse quasi meglio la componente floreale. Corpo esile e molto scorrevole, finale - per coerenza - di un amaro sobrio, secco e non persistente. Estremamente semplice, adatta ad andare incontro ad una platea più vasta di quella degli appassionati dei luppoli d'oltreoceano.Passando alla weizen, ammetto che mi ha lasciata perplessa non per la presenza di difetti evidenti, quanto perché - almeno per l'idea che mi ero fatta dell'impronta del birrificio - me la sarei aspettata con più "personalità": i canonici aromi di cereale, spezia e banana sono infatti decisamente leggeri, e anche il corpo mi è apparso meno pieno rispetto a quello di altre weizen, prima di una chiusura acidula. Ribadisco, non una birra con difetti; solo meno caratterizzata di come me la sarei aspettata, anche se - leggendo poi la descrizione che ne viene data nella brochure - posso supporre che questa fosse l'intenzione del birraio. Da ultimo la kolsch: semplice e pulita come da manuale, notevole la schiuma compatta da cui salgono le classiche note floreali e un leggero caramellato da malto. corpo snello e scorrevole in cui le lievi note dolci lasciano presto spazio ad un finale secco e di un amaro discreto, non troppo persistente.Per quanto abbia trovato le birre della precedente tornata assai più caratterizzate, e sia quindi stata più incline a toni entusiastici, non è che la seconda mi abbia delusa: posso definire Maltovivo un birrificio di cui nel complesso ho apprezzato la produzione, e che ringrazio per la disponibilità.

Da Benevento con furore, capitolo secondo

Seppure con ritardo, completo il mio tour delle sei birre prodotte dal birrificio Maltovivo - se vi siete persi il primo capitolo, lo trovate qui. Dopo la dark belgian ale, la american ipa e la stout, mi sono quindi data alla apa Stardust, alla weizen Huika e alla kolsch Tscho.La prima esibisce toni discreti per il genere: niente aromi fruttati e agrumati prorompenti, si rimane su toni più delicati, in cui si coglie forse quasi meglio la componente floreale. Corpo esile e molto scorrevole, finale - per coerenza - di un amaro sobrio, secco e non persistente. Estremamente semplice, adatta ad andare incontro ad una platea più vasta di quella degli appassionati dei luppoli d'oltreoceano.Passando alla weizen, ammetto che mi ha lasciata perplessa non per la presenza di difetti evidenti, quanto perché - almeno per l'idea che mi ero fatta dell'impronta del birrificio - me la sarei aspettata con più "personalità": i canonici aromi di cereale, spezia e banana sono infatti decisamente leggeri, e anche il corpo mi è apparso meno pieno rispetto a quello di altre weizen, prima di una chiusura acidula. Ribadisco, non una birra con difetti; solo meno caratterizzata di come me la sarei aspettata, anche se - leggendo poi la descrizione che ne viene data nella brochure - posso supporre che questa fosse l'intenzione del birraio. Da ultimo la kolsch: semplice e pulita come da manuale, notevole la schiuma compatta da cui salgono le classiche note floreali e un leggero caramellato da malto. corpo snello e scorrevole in cui le lievi note dolci lasciano presto spazio ad un finale secco e di un amaro discreto, non troppo persistente.Per quanto abbia trovato le birre della precedente tornata assai più caratterizzate, e sia quindi stata più incline a toni entusiastici, non è che la seconda mi abbia delusa: posso definire Maltovivo un birrificio di cui nel complesso ho apprezzato la produzione, e che ringrazio per la disponibilità.

Da Benevento con furore, capitolo secondo

Seppure con ritardo, completo il mio tour delle sei birre prodotte dal birrificio Maltovivo - se vi siete persi il primo capitolo, lo trovate qui. Dopo la dark belgian ale, la american ipa e la stout, mi sono quindi data alla apa Stardust, alla weizen Huika e alla kolsch Tscho.La prima esibisce toni discreti per il genere: niente aromi fruttati e agrumati prorompenti, si rimane su toni più delicati, in cui si coglie forse quasi meglio la componente floreale. Corpo esile e molto scorrevole, finale - per coerenza - di un amaro sobrio, secco e non persistente. Estremamente semplice, adatta ad andare incontro ad una platea più vasta di quella degli appassionati dei luppoli d'oltreoceano.Passando alla weizen, ammetto che mi ha lasciata perplessa non per la presenza di difetti evidenti, quanto perché - almeno per l'idea che mi ero fatta dell'impronta del birrificio - me la sarei aspettata con più "personalità": i canonici aromi di cereale, spezia e banana sono infatti decisamente leggeri, e anche il corpo mi è apparso meno pieno rispetto a quello di altre weizen, prima di una chiusura acidula. Ribadisco, non una birra con difetti; solo meno caratterizzata di come me la sarei aspettata, anche se - leggendo poi la descrizione che ne viene data nella brochure - posso supporre che questa fosse l'intenzione del birraio. Da ultimo la kolsch: semplice e pulita come da manuale, notevole la schiuma compatta da cui salgono le classiche note floreali e un leggero caramellato da malto. corpo snello e scorrevole in cui le lievi note dolci lasciano presto spazio ad un finale secco e di un amaro discreto, non troppo persistente.Per quanto abbia trovato le birre della precedente tornata assai più caratterizzate, e sia quindi stata più incline a toni entusiastici, non è che la seconda mi abbia delusa: posso definire Maltovivo un birrificio di cui nel complesso ho apprezzato la produzione, e che ringrazio per la disponibilità.

Altro che finite: le New England stanno invadendo il mercato ora, con risultati pazzeschi

Nella teoria della comunicazione, e in particolare di quella dell’informazione giornalistica, molto controverso è il concetto di gatekeeper. Teorizzato a partire dagli anni ’40 da Kurt Lewin e sviluppato in seguito da altri autori, indica quei soggetti che permettono alle notizie di essere effettivamente veicolate e quindi di raggiungere il grande pubblico. Nelle moderne forme ...

Vendesi impianto da 100 litri e fermentatori

Vendesi impianto Easybrau da 100 L. L’impianto e’ del 2010 alimentato a gas, e’ completo di tutte le certificazioni, manuale di uso e manutenzione, e perfettamente funzionante, come nuovo. Inoltre se si desidera e’ possibile acquistare e 2 fermentatori da 280 L completi d’impianto del freddo e quadri controllo temperatura come da foto il tutto ...